
Come un’avventura, una cosa nuova, utile, bella e interessante, con l’obiettivo di sviluppare protagonismo, creatività e vita di gruppo dei bambini, in questo si può sintetizzare l’iniziativa di GiocaGiò, Campo Estivo di Gestalt House APS. Avviata quasi per caso, aderendo ad un bando dell’Ambito Sociale di Zona rivolto alle Associazioni, un appello per necessità sociali. E può considerarsi una emergenza sociale di carattere ordinario quando, finita la scuola, tanti bambini non sanno che fare, se non restare sul divano di casa a guardare tv o digitare videogiochi. Qui la pagina dedicata al progetto
Come Associazione abbiamo deciso di esserci, di dare una mano per questa emergenza, pur nella consapevolezza che, come sempre si dice, il Volontariato non dovrebbe supplire quanto competerebbe agli Enti e ai Servizi preposti. Perché di fatto, così è stato: si è riversato sul Volontariato la risposta ad un problema sociale che, individuato come tale, andrebbe affrontato da parte dell’Ente competente con risorse e strumenti adeguati. È vero che si è promosso il protagonismo del Volontariato, almeno di chi ha aderito, ma complessivamente, a spese del Volontariato. Il rimborso spese promesso dovrebbe essere di quattro € a bambino al giorno, e solo se quel bambino avrà frequentato almeno tre giorni su cinque nella settimana. E, in quella cifra tutto compreso: allestimento e quotidiane pulizie del campo, materiali per le attività, essenziali per aspetti fisiologici (detergenti, bicchieri monouso, carta igienica, ecc.), consumo idrico ed elettrico, percorrenze in ragione delle necessità ricorrenti. Evidentemente, esula da tale lista ogni prestazione professionale a vario titolo svolta, che rientrerebbe nella voce “attività volontaria”. Ma in tal modo non s’incoraggia certo l’iniziativa giovanile che, pur se svolta a titolo volontario, meriterebbe un essenziale riconoscimento per l’assiduo impegno profuso, giacché questo era anche un intento per questa nostra iniziativa.
Il problema di carattere istituzionale qui evidenziato non scalfisce minimamente però il senso e il valore complessivo che l’esperienza sta assumendo nel suo svolgersi, e per questa opportunità va ringraziato vivamente l’Ufficio di Ambito che ha pensato e promosso l’iniziativa.
I bambini iscritti attraverso il bando dell’Ambito sono 20, fra i 6 e gli 11 anni. Avviato il 12 giugno, si concluderà il 28 luglio; da lunedì a venerdì, dalle 8 alle 14. Siamo in campagna, sotto gli alberi, con spazi dedicati ma che all’occorrenza si trasformano: la piazza, luogo d’incontro e di dialogo, diventa spazio di gioco o di attività; gli angoli di attività varie, diventano sala di lettura o di dialogo per piccoli gruppi. Due parole a guida del campo: “fare gruppo” e “promuovere libertà”. Libertà guidata dall’intento di stare insieme creando gruppo. Ai bambini piace, ed anche ai genitori; genitori che si possono fermare e partecipare alla vita del Campo quando lo desiderano: nel portare o riprendere i bambini o nel corso della mattinata. Vi sono proposte di iniziative, qualcuna un po’ più vincolante di altre, ma la maggior parte a partecipazione libera. Al centro vi è il tema della vita in campagna: cura dei fiori, raccolta e degustazione di frutta, tradizioni contadine ed altre, come il fare la pasta in casa, il macramè, l’intrecciatura di cesti, i racconti di una volta con la valorizzazione della lingua dialettale. E siamo grati agli Amici del Campo, per le competenze generosamente messe a disposizione.
Si invogliano i bambini a partecipare alle attività, vincolandoli ad una essenziale presentazione di ciascuna, anche come doveroso riconoscimento per gli Amici che pervengono, ma lasciandoli quindi liberi di aderire al prosieguo delle stesse. La partecipazione scaturisce pertanto dalla bontà dell’iniziativa, in ragione dell’interesse suscitato, e non quindi per un vincolo determinato dall’autorità o dal ruolo di chi la propone. La sfida è di educare alla liberta promuovendola come pratica attiva, oggi che la vita della maggior parte dei bimbi è vincolata da spazi angusti, attività e ritmi imposti dagli adulti, prevalenza del virtuale sull’esperienza reale.
Ci stiamo riuscendo, sembra; ce lo dimostrano i ragazzi, ce lo confermano i genitori; lasciando prevalentemente liberi i bambini/ragazzi di organizzarsi in maniera autonoma le attività ed i loro giochi; garantendo in maniera essenziale la sicurezza, che non si facciano male nell’interazione reciproca, nell’uso degli spazi o di attrezzi e giochi. Non è facile, ma non per questo meno bello.
Interessanti dinamiche si sviluppano anche dallo stare fra loro insieme pur se di età diverse. Incide il carattere di ciascuno, ma intanto si da la possibilità di osservarsi a vicenda e di sperimentarsi nell’interazione.
Fra bambini e bambine una certa distinzione nello sviluppo di talune attività si determina, ma si cerca di tenere costantemente viva una riflessione e un dialogo che favorisca la vita insieme del gruppo, evitando il rischio della stereotipia in categorie e ruoli di genere.
Ragazzi difficili, qualcuno c’è, con difficoltà nel carattere e nella socializzazione. Obiettivo importante l’inclusione, ma nei fatti, i momenti critici possono accadere improvvisi e vanno gestiti per la specificità che ognuno ha insita. Non solo per chi è già risaputa, ma possono talvolta emergerne difficoltà anche per altri, come reattività o momenti critici di una giornata o situazione. È quindi necessario un sguardo costantemente vigile sul campo con necessità di intervento per ogni cenno di criticità che possa insorgere. Indurre a riflettere, a sviluppare conoscenza reciproca per favorire il contatto, giacché è la distanza e la mancata conoscenza a creare diffidenza e conflitto. Pratichiamo nei fatti l’educazione alla pace, a partire dalla possibilità che fra bambini fra i quali si determini un alterco possa invece scaturire attraverso la mediazione dell’arte educatore, una essenziale reciproca conoscenza per giungere a guardarsi e relazionarsi in maniera più mite e comprensiva.
Due o tre inizialmente manifestavano riluttanza al distacco dal genitore che l’accompagnava al mattino, per l’incertezza probabile suscitata dalla nuova esperienza; ma a ciò vi ha sempre corrisposto altrettanta riluttanza a riprendere lo zainetto al momento del ritorno a casa.
Altrettanto ha sorpreso che alla domanda di una bimba, se l’anno prossimo questo Campo si farà, e alla risposta che il problema non lo si sia ancora considerato, fra bambini è scattata immediata la volontà di avviare fra loro, a mo’ di gioco, le iscrizioni per l’anno prossimo.
E costituiscono questi i migliori commenti circa la qualità dell’esperienza in atto. Un altro è che al momento di esplicitare in gruppo cosa mi piace di questo campo, una bambina per prima ha detto: “che qui siamo liberi.”