Vittorino Curci e il suo sax con i ragazzi all’iniziativa “Scrivo anch’io” –
Locorotondo (Bari), 2010

Veniva Vittorino a Maglie l’altra sera (29.03.2023) ; che portargli in dono? zucchine e orto di maggio ancora è presto; un libro d’altri, ma forse ne ha già tanti. Avevo appunti che prendevo nel leggere il suo recente; utili forse per una recensione ma un po’ indecorosi presentati così. Meglio questi che niente. E nel darglieli mi chiedeva di leggere qualcosa lì la sera stessa; poi il tempo non ci fu. Ma mi dice per telefono che ne vale la pena pubblicarli così. Ed eccoli: un omaggio a lui, alla sua poesia, al suo creare costantemente relazioni d’amicizia mediante il far poesia con vibrazioni musicali associate.
In bocca al lupo per l’avventura in #premiostregapoesia : Siamo con Te, la Puglia lo merita, e Tu ci rappresenti al meglio; Grazie Vittorino

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Vittorino Curci – Presentazione del suo “Note sull’arte poetica, primo quaderno” presso Eutopia ARCI – Galatina (Lecce), gennaio 2019

L’amicizia

Vittorino Curci, “Note sull’arte poetica, primo quaderno”, Ed. Spagine, giugno 2018: frutto d’amicizia, questo, come tanti lavori del caro Vittorino coi quali con assiduità egli apre la porta per farsi incontrare sulla soglia della sua esperienza poetica e musicale: la propria che apre,  ma anche quella che chiede di aprirgli con la lettura e l’ascolto, giacché non passa inosservato il suo tocco e, di certo, stimola a considerare quel suo fluire vitale.

Sono in debito con lui, giacché, a fronte della assidua apertura di sue porte, poco e quasi niente  vi ho corrisposto da parte mia. Tante volte mi ci sono messo: ad ogni suo libro o altra sua opera. Coglievo che non sarebbe bastato il semplice grazie, che avrei necessariamente dovuto cogliere il senso di quanto egli coglieva in me col suo lavoro. Ed è sempre in profondità che egli riesce a cogliere, e la fatica a trarre in superficie tali elementi di profondo mi ha sempre scoraggiato dal riuscire a venirne a capo. Da giustificare mia inerzia? Ebbene si!, lo ammetto:  scrittura poetica e musicale di Vittorino, mi mette in crisi.

Con questo suo recente lavoro, queste “note sull’arte poetica”, penso che quelle porte di sé che egli apre con arte, le abbia divelte del tutto: è diventato trasparente; nessuno può più dire di un poeta nascosto, di un’arte asserragliata dietro la parola; di una parola che esce ma che cento ne nasconde; di un significato recondito; di gesti poetici che girano intorno a se stessi; di un poeta che parla ma che pochi lo ascoltano; di un musicista isolato fra le sue note; del cantore di una notte che diventa giorno; di un giorno sommerso nell’oceano produttivo; di un susseguirsi di creature che aspirano a fama; di tante cose ma nessuna che si riesca a fermare. C’è lucidità, come venirti a prendere evitando sotterfugi: ma da qui non si esce, non si scappa; puoi prendermi, volendo, altrimenti sarò io a prenderti, e qui ci resti, o non mi troverai mai più.

Allora scrivo.

“Bosco delle Noci – Foglio di Poesia”, Numero unico – La poesia in Puglia: Anni ottanta e sesta generazione”,  Noci, ottobre 1986, ci capitai su quello portato da Enzo Panareo, che presentava poeti da Lecce in quegli anni. Grato al caro Enzo, poeta militante anch’egli. Sulla scorta di quall’articolo Vittorino ci aveva convocati già a maggio precedente a “dalle 5 della sera – 24 ore non stop di poesia”, a Monterosso di Putignano, a tenere accesa ininterrotta fiamma poetica in quel giorno; e anche se ridotta, ci riuscimmo anche nelle ore alte della notte, e ci contammo, noi rimasti a preservare la fiammella. Ne scaturì amicizia e scambio poetico, che con Vittorino ha significato essenzialmente costante dono di sue opere in musica e poesia

L.P.

Bottega della Poesia 

Si va a bottega per imparare un’arte; alla bottega per comprare il pane; alla bottega del vino (di una volta) per giocare a carte, sgranocchiare qualcosa e bere un buon bicchiere insieme. Stessa parola per significati attigui ma non sovrapponibili. “Bottega della poesia” che dal 23 aprile 2019 Vittorino, con assiduità settimanale e talvolta anche più,  cura su “la Repubblica – Bari”, è le tre cose insieme: stare insieme, comprare pane di poesia, imparare l’arte.

Vengo a scuola da lui ogni tanto, per imparare a distillare il sentimento trasformandolo in parola attiva e nota musicale; gli compro il pane, anche se è sempre lui a farmene dono; e poi, occasione!, pure a distanza sentirci insieme a bere quattro versi.

Gli dedico questa pagina giacché è il modo migliore per ricambiare i suoi doni: Grazie Vittorino!

RICONOSCENZA

a Vittorino Curci

Quando nulla di niente più sarà da dire
e di ogni cosa ancora tutto
a dirsi

L’oceano cercherà la goccia
il seme il frutto
la campana il suono
e la giostra i bimbi

Di ogni cosa il contrario
sarà solo il completamento per soddisfare
la ricchezza fra le mani,
e diverranno grandi queste
per reggere e contenere il mondo

Quando non ci affliggerà il tuono ed
ogni cosa inavvertitamente andrà
a collocarsi nel suo
alveo

C’è da sperare che il Polo
Nord non mangi il Sud
e viceversa
ma lambendosi diranno:
sono più ricco,
sei la mia possibilità,
da solo,
da solo
sarei proprio impossibile

Luciano Provenzano

Vittorino Curci nel web

(qui qualcosa)

Luigia Sorrentino, Rai News, blog di poesia della RAI
Vittorino Curci, “L’ora di chiusura” >>>

La poesia di Vittorino Curci – come quella del tedesco Jan Wagner e del cubano Víctor Rodríguez Núñez – parte da un elemento (grafico) che potrebbe sembrare trascurabile, ma che invece nasconde in sé una decisa dichiarazione di poetica: la presenza pressoché totale di lettere minuscole (anche e soprattutto dopo segni d’interpunzione forte). Ciò sta a evidenziare l’umiltà (jaccottettiana) della parola, del linguaggio lirico. Non la sfiducia e l’inaffidabilità à la Pessoa, ma il suo essere oggetto modesto e discreto. La poesia stessa appare come qualcosa di trascurabile, di infimo addirittura, di profondamente terrigno.

La sua celestialità risiede proprio nel contatto ancestrale con l’humus, con le piccole cose al di là di ogni significanza minimale (e senza alcuno spettro crepuscolare, ma con una notevole carica metafisica).

Dal piccolo, da ciò che è deferente, nasce quella magnificenza che il poeta sa cogliere e vuole offrire agli occhi del lettore, rovesciando ogni razionale prospettiva e delineando un inatteso “stacco” verticale che collega d’emblée la natura stessa della letteratura agli universali. Curci, amante di Trakl e del pensiero filosofico, musicista jazz e teorico della poesia, si inserisce in questo solco di dimessa oracolarità, cercando di trarre conoscenza ed ethos dalle esperienze che la poesia – con la sua incerta circumnavigazione dell’esistenza – pone allo sguardo interrogatorio e orante di chi è disposto all’ascolto.

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