N.B. questa foto reperita al seguente link >>> si riferisce ad una
storia analoga a quella raccontata in quest’articolo
Un fratello nel mondo mai incontrato prima, ma l’incontro si realizza, e ritrovarsi fratelli riserva profonde sorprese!
Ogni vita merita un romanzo, dice il titolo di un libro dello psicoterapeuta americano Erving Polster. Ma qualcuna lo meriterebbe forse un po’ di più.
A. è venuto a mancare giorni addietro, ed è sepolto nel cimitero di Parabita.
Lui, con la moglie S., era un gran camminatore per le strade cittadine, soprattutto la mattina. Vedendoli spesso, e non avendoli mai visti prima, in una circostanza che mi ritrovai vicino intavolai con loro un dialogo, circa otto anni fa. A. aveva un fratello a Parabita che lui aveva incontrato da poco; e la storia già dalle prime battute si connotava tipica di quella tal trasmissione televisiva, “c’è un’email per te!”
Il fratello lo conosco bene per amicizia, pertanto al primo incontro con R. gli chiedo di A.. Ed inizia da quando mentre è al lavoro in ospedale, un collega gli riferisce di un’email indirizzata a tutti i reparti degli ospedali salentini con un messaggio rivolto a lui, di un suo fratello che lo cerca, avendo il fratello qualche notizia di lui ma senza sapere bene dove lavora.
La storia ha però origini lontane, allorquando M., papà di A. e di R., durante la guerra in Africa, nel 1942, venne fatto prigioniero dagli inglesi e imbarcato per l’India, ma a seguito del bombardamento della nave e a un miracoloso salvataggio di lui con pochi altri superstiti, fu portato in Inghilterra, rinchiuso in campo di concentramento, con obbligo di lavoro diurno presso una fattoria della zona. Lì egli conobbe la figlia del fattore, ne nacque un amore, e ne sbocciò una gravidanza che la famiglia di lei però osteggiò fortemente da subito impedendo immediatamente alla figlia di rivedere M.. Di lì a pochi mesi, i primi del ‘45, con la fine della guerra, M. fu destinato al rientro forzato in Patria. Quell’amore non avrebbe avuto più speranze: lei continuava ad essere osteggiata in casa anche dopo la nascita del bimbo; il bimbo veniva spesso aspramente rimbrottato dagli stessi familiari in quanto figlio di padre italiano che aveva avversato gli inglesi. M. nella sua Parabita, a ripensare: se non aveva potuto rivederla finché era lì, come avrebbe potuto sperare di rivederla ritornandovi a sorpresa? E viaggiare non era facile come oggi…. Desistette da quel pensiero che gli riaffiorava ogni tanto. A qualcuno in famiglia confidò quell’esperienza, ma il tutto fu messo a tacere anche per la consapevolezza che quella storia non aveva e non avrebbe avuto prospettiva alcuna: quindi, meglio dimenticarla del tutto.
A., figlio di quell’amore, con la maggiore età aveva deciso di migrare in Australia, diradando alquanto i contatti con la madre e la famiglia di lei. E fu alla morte della madre che egli trovò fra le sue carte notizie della sua storia, di quell’amore interrotto, e con un riferimento preciso: il paese del padre: Parabita. A. interessò la Croce Rossa Internazionale per avere notizie di suo padre che nel frattempo, nel 1977 era però deceduto. Pertanto le ricerche vennero a interessare R., il fratello, all’epoca ancora studente a Siena negli anni ‘80. Dalla Croce Rossa gli chiesero se era disponibile a intessere dei contatti con un tale che si presentava come suo fratello. R. acconsentì subito anche perché di quella storia lontana del padre qualche bisbiglio era giunto anche a lui, giacché in famiglia qualche cenno fugace era transitato, anche se come di un fatto quasi sepolto nel tempo.
L’aggancio di relazione fra fratelli ebbe una lunga gestazione, fatta per lo più di corrispondenze e qualche telefonata, ma anche con lunghi periodi di interruzioni e silenzi, quasi che ogni intento di ripresa fosse svanito nel nulla. Vi avranno giocato sentimenti contrastanti: desiderio ed anche tanta curiosità da un lato, ma anche tanta incertezza sulle emozioni che un incontro fra fratelli fino ad allora completamente estranei fra loro avrebbe potuto determinare.
R. restava aperto e disponibile mentre A. variava nel tempo il suo intento: a periodi c’era, in altri scompariva. Finché verso i primi del 2000 l’incontro avvenne: A. e la moglie giunsero in Puglia, nel Salento, a Parabita e incontrarono R. e la sua famiglia con tanta gioia da parte di tutti, proprio come negli incontri di quella famosa trasmissione tv.
E dopo qualche tempo anche una breve permanenza in una casa vicina a quella di R. per agevolare una maggiore continuità di rapporto. Finché dopo qualche annetto ancora, nel 2013, A. e la moglie giunsero a Parabita con due zaini in cui, dissero, era riposta tutta la loro roba, avendo venduto casa ed ogni altro loro bene in Australia per venirsene a stare a Parabita.
La casa d’origine paterna era disponibile e fu offerta loro per abitarvi.
Chi trova un amico trova un tesoro; e chi trova un fratello? Forse un po’ più, anche se trovandovisi affianco fin dalla nascita talvolta si fa l’abitudine, e tal altra si giunge a contese e ripicche. Ma questa storia ci dice della bellezza di trovare un fratello. Per questo se non un romanzo, almeno un articolo questa storia lo merita.
Luglio 2021
Luciano Provenzano