Lucio Conversano, Coniugalità, serigrafia, 1987
di Luciano Provenzano
Dalla radice del nome il senso pieno per la migliore efficacia della comunicazione assertiva
Comunicazione assertiva è fondamentalmente la comunicazione efficace; ed è efficace una comunicazione allorquando soddisfa due ragioni essenziali relative, la prima, alla chiarezza dei messaggi che vi scorrono, la seconda, nel rendere evidente il ruolo di ogni interlocutore all’interno della stessa nel suo svolgersi.
*
Quanto più e meglio sono espliciti tali termini, tanto più ciò può favorire per ogni soggetto coinvolto la scelta a proseguire o interrompere la relazione in atto, o modificarne i termini per qualche aspetto che lo si reputi utile e necessario e si renda possibile. Comunicazione efficace è base essenziale per sviluppare rapporti chiari, con essenziale ed ottimale comprensione reciproca nell’interlocuzione, per concordare o dissentire circa l’oggetto del discorrere; e se essa assente o inadeguata tendenzialmente s’ingenera conflitto esplicito o latente.
Assertiva è la comunicazione che intreccia in sé (”ad serere”, intrecciare, connettere, creare relazione) in un unicum di consapevolezza le variegate modalità espressive e di ascolto che ogni interlocuzione pone in essere: parole e voce, gesti e postura, abbigliamento e sguardo, ambiente, emozioni e propriacezioni (le percezioni interiori di sé) che affiorino. Ed è ascolto della voce altrui ma anche della propria, delle altrui parole e delle proprie, attenzione all’altro e a se stessi, e al contesto nel quale ci si trova.
Comunicazione assertiva la si suole indicare come tecniche di comunicazione da apprendere e di cui avvalersi per asserire compiutamente le proprie idee, e diventare convincenti per l’intento che s’intende perseguire, prevalentemente sul terreno della vita lavorativa, in campo commerciale ma anche su quello sociale e politico. Ogni messaggio di carattere pubblicitario include elementi riferibili alla comunicazione assertiva, includendo aspetti che partendo dall’oggetto che si reclamizza e considerando la psiche dei destinatari, determini il messaggio con cui lo si veicoli.
Ben prima e molto più di tutto ciò, comunicazione assertiva è pratica di consapevolezza di sé in relazione col mondo del quale si è parte, e a cui le tecniche possono giovare ma non bastevoli a determinarla.
Consapevolezza è quel sapere che, maturando nella relazione,
diventa “con sapere”, ovvero: io che nella relazione con te/voi acquisto coscienza di quanto fra noi fluisce per quel che si determina come stato emozionale ed esistenziale, come spunti riflessivi, valutazione di dati di realtà e scelte da assumere. Consapevolezza sono nuclei di esperienza potenzialmente in grado di diventare conoscenza se inseminati da un contatto in una relazione. Relazione che va intesa come esperienza dilatata ben oltre l’accadimento di quel contatto, dialogo o confronto in cui essa si determina e che a partire da quell’esperienza apra la scia a pensieri inerenti comunque ad essa associati, a sensazioni e riflessioni ulteriori.
Buon grado di consapevolezza per quanto nella relazione si determina è base essenziale per sviluppare un ottimale flusso comunicativo, ed è in ragione di ciò che esso assume il connotato di comunicazione assertiva, ovvero comunicazione in grado di cogliere quanto meglio e più il serto, l’intreccio di tutti gli elementi che si sviluppano nella relazione. In antitesi a serto si può cogliere deserto, assenza di vegetali intrecci e di vita nel suo complesso. È assertiva la comunicazione che in sé inglobi il complesso intreccio dei fattori che determinano una relazione in quanto tale, per i molteplici e perlopiù inestricabili aspetti che la costituiscono. Comunicazione assertiva sono fondamentalmente bandoli per districarsi in essa: avere il polso della situazione, rendersi conto dell’effetto che questo o quel tal messaggio determina o favorisce, emozioni che suscita, decisioni verso cui orienta o fa assumere.
Assertività è arte di essere convincenti, in quanto capacità
di governare la relazione in atto per il grado di comunicazione che si sviluppa.
Si è soliti identificare la comunicazione con l’attimo o la circostanza in cui essa si determina come scambio di messaggi in una relazione. Ma comunicazione è anche il lascito che un certo messaggio determina nel tempo, come rievocazioni e riverberi che esso può ulteriormente suscitare nello scorrere di vita di un soggetto, anche per molti e molti anni, o che all’improvviso una percezione può far riaffiorare come traccia rimasta a lungo nascosta nella mente.
Per ogni universo comunicazionale, ciascuno che vi partecipa può dirsi ad un tempo la strada, il mezzo e il viaggiatore: la strada, i flussi mentali ed emotivi sui quali scorrono i treni dei messaggi che portano come viaggiatori le idee e le decisioni che si assumono.
Comunicazione assertiva si connota tale allorquando si matura la capacità di cogliere tale complessità e, ben oltre la tecnica comunicativa adottata, si diventa assertivi e maggiormente convincenti per l’interiore convincimento determinato dall’energia del serto che caratterizza la propria presenza e il proprio esprimersi.
L’attitudine a sviluppare la comunicazione assertiva favorisce più obiettivi in uno:
1. maggiore equilibrio personale;
2. mente meno affaticata, più libera e capace di apprendimento;
3. rapporti e relazioni più chiare e soddisfacenti;
4. chiarezza espositiva per una maggiore capacità assertiva.
Esergo:
Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro.
(…) Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere.
(Gianni Rodari, Grammatica della fantasia – Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi)
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!