Riflessismo, quel riflesso che rigenera la vita
È sbalorditivo come reciprocamente ci s’influenzi nelle relazioni interpersonali: sguardi e parole, gesti e silenzi ed ogni sussulto emotivo determinano a loro volta fluttuazioni emotive e reazioni automatiche di cui solo in piccola parte, e neanche sempre, ci si rende conto. È azione di riflesso che si determina da parte di sé stessi in ragione dell’insieme ambientale e della percepita azione altrui nel contesto relazionale condiviso. Può esservi riflesso simmetrico, se un bacio o, per altro verso, un’offesa vengano ricambiati nell’immediatezza del contatto, mentre invece è del tutto asimmetrico il riflesso più frequente, quello che ordinariamente si determina nel fluire della quotidianità. Asimmetrico, cioè non direttamente corrispondente, che ha uno stimolo alla base mentre la risposta perviene su altro piano, e comunque pur sempre risposta a quello stimolo, riferibile consapevolmente per quanto si venga a provare nello stato fisico o emotivo, ma anche inconsapevole, come cambiamento d’umore o conseguenza altra non immediatamente associata alla circostanza che l’abbia determinato, ma che le breadcrumb di un Pollicino qualsiasi potrebbero invece ben mettere in evidenza. Come del resto tanto facilmente può accadere, di subire un torto in un certo contesto, e di far ricadere conseguente malumore, se non di più, in altro ambito del tutto estraneo a quello che ne era stato la causa.
Ma quanto di se stessi può aver provocato, pur indirettamente, quello stimolo che, in maniera simmetrica o asimmetrica, pervenga a coglierci? Quanto, cioè, degli imput comunicativi che fluttuano nell’ambiente e che anche da parte sua l’interlocutore (uno o più) trasmette sono conseguenti a stimoli che – consapevolmente o meno – da parte di sé si sono o si stanno producendo nell’ambiente e verso l’interlocutore?
Presenza autentica e responsabile è scorgersi soggetti nelle relazioni, sia nel recepire quanto viene prodotto e veicolato da altri e che giunga a interessare se stessi ma, al contempo, ravvedersi pur sempre artefici di messaggi e stimoli che nel pervenire ad interessare l’interlocutore contribuiscono a determinarne risposte e stimoli comunicativi conseguenti.
Ulteriormente, da considerare che non solo nelle interazioni dirette, ma anche nelle rievocazioni, consapevoli o inconsce, di situazioni coinvolgenti, e con stimoli ulteriori a cascata, si determinano risposte emozionali e possibili comportamenti e azioni di risposta a quelli. Anche questa scrittura sarà risposta ad un qualche stimolo percepito sia qui e ora, ma anche forse altrove e chissà quando!
Molteplici e variegati pertanto gli stimoli che giungono a determinare un’attivazione di risposta: agli stimoli immediati relativi ai comportamenti di ciascuno nelle relazioni in atto vengono ad aggiungersi quelli relativi a conoscenza ed interazione pregressa (se vi è stata) fra gli interlocutori; e poi altri ancora per quanto una percezione reale o talvolta perfino allucinata della situazione in atto venga a rievocare in ragione di esperienze pregresse ed altre di circostanze prossime o remote, vissute o di cui s’è sentito narrare, o perfino anche solo immaginate.
In definitiva, non è esclusivamente ad uno stimolo immediato che si giunge a rispondere nell’interazione, bensì ad una miriade di stimoli che si determinano sull’onda corta degli elementi immediati e su quella lunga di tutti quelli che la circostanza rievoca, si sia o meno consapevoli.
Non si è mai indifferenti fra soggetti in una data relazione; in qualche modo ci s’influenza, e tanto, di solito. Anche giungendo a ritenere, ad esempio: “poiché ti sono indifferente, anche tu lo sei per me”, è adottare paradossalmente il medesimo criterio di comportamento altrui, che in pratica può essere così espresso: “non mi è affatto indifferente la tua indifferenza, al punto che l’adotto come mio stesso comportamento nei tuoi confronti.”
L’amico Sergio Morandini (nella foto∗), un creativo nato, veniva dicendo che dovevamo inventarci una nuova scienza per riuscire ad affrontare adeguatamente la complessità del mondo oggi. Con nel cuore quelle sue parole, mi venne di dare ad una poesia il titolo Riflessismo (1981), ad indicare l’orientamento di un sapere nuovo capace di considerare la connotazione e il valore dei riflessi che vicendevolmente si determinano nelle relazioni di cui si è parte.
Riflessione è il raggio d’esperienza che si riesca a cogliere anzitutto mediante un atto percettivo di cui si divenga consapevoli per gli effetti come sviluppo di pensiero, azione, reazione, stato d’animo che si produce per sé e da parte di sé. Avere riflessi pronti è del resto la capacità di risposta a un dato stimolo. Riflessismo è cogliere da un punto di vista psicologico gli effetti che il raggio d’esperienza determina su sé pur in assenza di una riflessione, quale consapevolezza di quel raggio che perviene. Di fatto, ogni battito d’ali del vivere in cui si è immersi determina riflessi che giungono a colpirci; diventarne consapevoli è cammino di crescita in sensibilità e competenza, obiettivo possibile e auspicabile di ogni buon lavoro psicologico, per la possibilità di sfoltire tratti di possibile opacità di se stessi, per far sì che il raggio di vissuto esperito possa coglierci ancora più vivamente.
Riflessismo è in definitiva il lavoro psicologico mirato a individuare il riflesso che nell’esperienza si sviluppa, che ci coglie senza che però lo si sia individuato consapevolmente ma che intanto degli effetti ne sono scaturiti, questi, si!, il più delle volte, anche percepiti consapevolmente.
L’impostazione strutturalista della scienza della comunicazione nell’intento di semplificare l’atto comunicativo con un mittente e un ricevente di un messaggio, implicito o esplicito, di fatto ha banalizzato la complessità della funzione. Non può esistere un mittente che non sia al tempo stesso un ricevente; e così anche, il ricevente, nell’atto di recepire un messaggio sta trasmettendo in pari tempo egli stesso dei messaggi, costituendosi, di fatto, come mittente.
Da riprendere pertanto ex-novo il discorso sulla comunicazione, con al centro la possibilità di cogliere più adeguatamente la complessità della funzione riflessiva, per quanto il mistero di ogni atto del vivere determina.
Luciano Provenzano
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